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NUOVI ORIZZONTI PER CIECHI O IPOVEDENTI. LA MENTE PERCETTIVA
di Elena Greggia

Nuovi orizzonti per ciechi o ipovedenti. La mente percettiva (prima parte)

L'insegnamento e la didattica rivolti a persone cieche o ipovedenti1 si fonda sullo straordinario sviluppo delle altre facoltà sensoriali che, in assenza o riduzione della vista, diventano strumenti essenziali di connessione e percezione della realtà esterna. Queste facoltà sensoriali hanno in realtà un potenziale di sviluppo molto ampio, che nelle persone normo-vedenti ordinariamente non raggiungono. L'Oriente fonda proprio su questo (la percezione e il suo sviluppo) il suo sapere e se ciò si rivela di estrema utilità per chiunque, per i ciechi diventa elemento centrale in grado di trasformare la qualità della vita, l'autonomia nello spazio, l'orientamento e la capacità di apprendimento. La meditazione rappresenta, in questo, una tecnica di eccellenza2.

Per chi è sprovvisto del sistema sensoriale più immediato per localizzare gli oggetti, la vista, lo sviluppo di tatto e udito rappresentano una risorsa fondamentale. La persona non vedente sfrutta molto più di un normo-visivo gli stimoli sensoriali di tatto-udito-olfatto anche in modo spontaneo e questo sviluppo può essere accresciuto con specifici esercizi. La meditazione rappresenta una tecnica preziosa per raggiungere questo scopo fino a muoversi con scioltezza e percepire con facilità l'esterno attraverso percezioni tattili, sonore e olfattive estremamente fini.
La porta della meditazione.
Lo strumento della meditazione giunge a sviluppare esponenzialmente le capacità percettive, sia interiori sia fisiche; la capacità di percepire suoni, gusti, odori e di usare l'insieme degli strumenti sensoriali con finezza, nella vita di ogni giorno. Non a caso è detta anche "sviluppo del terzo occhio": una capacità di vedere e percepire a fondo, mediata da altri organi di senso che non siano la vista.
Diverse tecniche di meditazione producono effetti differenti sul cervello: dal rilassamento alla percezione sempre più fine. Oggi la scienza conferma che precise trasformazioni avvengono nelle aree cerebrali deputate a governare la percezione, le capacità mentali e la salute. Scoprire l'universo della multisensorialità e della mente percettiva accresce capacità, sensibilità e benessere in chiunque. Cosa significa? E come si procede?
La capacità percettiva
Normalmente pensiamo che per sviluppare un organo di senso (nel caso dei non vedenti, per esempio, il tatto) occorra stimolarlo in modo crescente: come per un muscolo che alleniamo sollevando pesi via via maggiori. In realtà, per gli organi di senso avviene il contrario: un organo di senso si sviluppa ai massimi livelli fornendo stimoli via via più leggeri. Si parte dallo stimolo più grossolano che il soggetto è in grado di percepire con quell'organo di senso e si rende lo stimolo progressivamente più lieve. In questo modo l'attenzione e capacità percettiva del soggetto dovrà crescere notevolmente per percepirlo e in tale modo si svilupperà.
Su questo principio si fonda la meditazione che, svolta a occhi chiusi anche per i normo-vedenti, consente all'allievo di sviluppare gli altri organi di senso in modo sempre più fine. L'organo di senso da cui si parte è quello del tatto. Saranno assenti altri stimoli forti (come forti rumori e viene anche suggerito di non usare forti profumi).
Per fare un esempio: se un suono è molto forte, lo percepiamo chiaramente; se è più soffice, dovremo sviluppare un'attenzione più fine per sentirlo; e se è leggerissimo, ancor di più, fino ad addestrare la capacità uditiva (in realtà, la capacità percettiva, cioè di percezione uditiva) in modo finissimo, naturale e spontaneo. Questa capacità percettiva, una volta sviluppata, permane anche in presenza di stimoli più grossolani, operando in modo ampio e preciso: così, accanto alla porta che sbatte al vento, riusciamo a distinguere anche che c'è una tenda la quale ondeggia all'aria. Dunque, che c'è una tenda e, dal suo ondeggiare, ne intuiamo spontaneamente le dimensioni e il tessuto (più o meno grandi le dimensioni e più o meno pesante il tessuto) poiché emetterà un suono (vibrazione/movimento) differente. La meditazione sviluppa questa mente percettiva in modo naturale.
La mente percettiva e l'effetto contagio
È estremamente interessante notare come lo sviluppo fine di un senso (per esempio, il tatto) induca a cascata lo sviluppo finissimo anche degli altri. Infatti la capacità percettiva (secondo l'Oriente) non è legata (non esclusivamente) all'organo fisico di senso (sviluppo dell'udito, sviluppo del tatto ecc...), ma a una qualità della mente (la mente percettiva, appunto): a una sua particolare, soffice, finissima, spontanea attenzione.
È una qualità della mente che poi si "poggia" su qualunque organo di senso e per così dire lo "accede" (o, almeno, ai massimi livelli che la fisicità dell'organo di senso stesso in quel soggetto consente). Dunque, sviluppata in modo fine sul tatto, essa opererà anche sull'olfatto, sul gusto, sull'udito. È interessante notare i benefici che questa mente percettiva determina anche sulle capacità cognitive (memoria, concentrazione, rapidità d'apprendimento ecc), sulla salute e sul benessere interiore. La mente percettiva, infatti, nasce (e determina) un'armonizzazione del sistema nervoso autonomo. Ma ancor più interessante è notare come tutto ciò, con la guida di un maestro, avvenga facilmente. Attraverso un momento di pace, essa si sviluppa.
La tranquillità e semplicità dell'ambiente in cui si svolge il lavoro, favoriranno questo processo. Quando siamo sottoposti a stimoli forti, infatti, la capacità sensoriale si riduce poiché la mente viene per così dire distratta, confusa e diventa più "grossolana" e insensibile agli stimoli più minuti.
Viene usato come canale principale di addestramento l'organo del tatto: si parte dalla percezione del respiro e del corpo. Una volta allenata, la mente percettiva rimane anche nelle situazioni turbolente.
[Continua]
Elena Greggia
Orientalista e ricercatrice, Milano

1 Dal greco Tyflòs=cieco e Lògos=studio, la Tiflologia è lo studio degli strumenti educativo-sociali rivolti alla persona cieca e la Tiflodidattica è la branca che si occupa dell'insegnamento, finalizzato ad affinare le abilità percettive e a usare supporti sensoriali specifici (come codice braille, supporti multisensoriali, appositi programmi informatici ecc...).
2 Dalla meditazione alla tiflodidattica il passo è stato per me naturale. Da esperta in processi di sviluppo della mente e da persona attenta alla qualità della vita, mi è apparso presto chiaro l'immenso potenziale che la meditazione offre per sviluppare le capacità percettive. In tutti, e in particolare nei soggetti ciechi o ipovedenti per i quali questa capacità si rivela decisiva nell'accrescere l'autonomia, la qualità di vita e la capacità di movimento. Dalla meditazione possono essere mutuate tecniche utili, da integrare agli strumenti della didattica tradizionale. Gli obiettivi primari: lo sviluppo finissimo della percezione tattile, lo sviluppo della mente percettiva, l'estensione agli altri canali sensoriali (udito, olfatto). Inoltre, la miglior gestione di corpo e movimento (propriocezione) e orientamento negli spazi, il senso di agio e la tranquillità interiore.

Nuovi orizzonti per ciechi o ipovedenti. La mente percettiva (seconda parte)

Il punto di partenza: un ambiente raccolto
Un ritiro di meditazione (o singole sessioni di lavoro del ritiro) avviene quasi per intero a occhi chiusi anche per i normo-vedenti (se si tratta di un ritiro residenziale, è suggerito di tenere lo sguardo basso e contenuto anche durante le attività ordinarie -come lavarsi, mangiare o girare per i corridoi- e se si condividono spazi con altri, si tende a non rivolgersi parole o sguardi). Osservando il nobile silenzio e uno sguardo raccolto, potremo sperimentare come la mente (e sottili stimoli sensoriali) ci porteranno a conoscere in profondità noi stessi, gli ambienti e chi abbiamo accanto. È straordinario come, a fine corso, ci si trovi a conoscere perfettamente le persone che sono con noi e gli ambienti attorno, cui pure non abbiamo mai rivolto espliciti sguardi o attenzione.
Nella sala di meditazione, poi, gli occhi saranno sempre chiusi. Gentilmente chiusi. Anche qui osserviamo il nobile silenzio e viene chiesto (suggerito) anche di non fumare, non usare forti profumi o non assumere sostanze intossicanti (come tranquillanti, energizzanti o medicine non indispensabili che alterino in modo innaturale la mente) per questo periodo. Anche l'alimentazione, completa e nutriente, è -in questo periodo di ritiro- vegetariana e senza stimoli di alcolici. Assumiamo anche precetti morali di etica e rispetto degli altri per creare un ambiente protetto e tranquillo. In questo ambiente, potrà avvenire una trasformazione, molto fine.
Come procedere
Un esempio di sessione, per ciechi o ipovedenti, prevederà le seguenti fasi di lavoro (potrà svolgersi anche non in ritiri dedicati, ma con sessioni di una o tre ore settimanali, così da costituire un training progressivo):
  • dapprima, la conoscenza dello spazio in cui si svolgerà il lavoro (la descrizione dello spazio e poi l'esplorazione tattile di esso)
  • esercizi sul respiro e sul corpo
  • alcuni esercizi a coppie
  • gradatamente, dall'io a ciò che è fuori: la percezione di spazi, oggetti, persone
  • dagli indizi percettivi a una percezione fine, spontanea e piena
  • lo sviluppo dell'autonomia.
Questo potenziale percettivo è a disposizione di tutti, a prescindere da età, caratteristiche cognitive o caratteriali. La mente percettiva, infatti, è la modalità naturale della mente. Poi essa opererà ai massimi livelli per qualunque organo di senso (questo offre importanti opportunità anche in presenza di un organo leso; si giunge, in quel caso,alla miglior percezione possibile consentita dalla fisiologia di quell'organo: questo offre importanti opportunità anche nell'ambito della vista per gli ipovedenti o importanti opportunità a soggetti non vedenti che abbiano anche altri organi di senso compromessi).
Le fasi di lavoro
Prima, dunque, riceverà informazione chiara e dettagliata sullo spazio (misure, caratteristiche) e sugli oggetti che contiene (per esempio cuscini, tappetini; l'ambiente sarà comunque molto semplice). Poi seguirà l’esplorazione tattile, insieme all'insegnante, dello spazio e dei vari elementi. L'insegnante ne descriverà intanto finemente e lentamente le caratteristiche (morbido, ruvido, tondo, soffice, leggero...) in modo che la mente possa processare, far proprie e memorizzare queste informazioni. Con l'esplorazione tattile, l'allievo conoscerà l'ambiente, gli oggetti presenti nella sala (cuscini, tappetini ecc) ed eventualmente limitrofi (sedie, tavolo). L'insegnante accompagnerà l’allievo nel “percorso fisico” di scoperta percorrendo insieme gli spazi e fermandosi nei punti di esplorazione. L'insegnante camminerà davanti e l'allievo sarà guidato appoggiando il braccio su quello del maestro, che procederà davanti a lui andando a ritroso; o porrà il braccio sopra quello del maestro che starà accanto, procedendo insieme di lato. Con più allievi, può essere usata la modalità del trenino, dove ciascuno poggia le mani sulla spalla del compagno che sta davanti. Questa fase avverrà con piacere e con la delicata voce dell'insegnante che insieme scopre, descrive e tocca gli oggetti.
L'esplorazione (così come gli esercizi seguenti all'interno della sala) si svolgono solitamente a piedi scalzi (o con calzini): questo pone già un'enfasi e un'attenzione mentale particolare sull'organo del tatto e crea nella sala un'atmosfera pulita, leggera e sensibile. L'ambiente sarà semplice e ordinato. Pochi oggetti: più l'ambiente circostante è semplice, più la mente ha la possibilità di diventare tranquilla e concentrata. A questo punto, in questo spazio noto, inizierà il lavoro.
Le modalità si differenziano a seconda dell'età, puntando più sul gioco per i bambini o sul rilassamento nell'adulto. Vi sono poche fasi dolcemente dinamiche e principalmente statiche. Il lavoro si svolge quasi per intero a terra (seduti, sdraiati o con qualche movimento), sempre accompagnati dalla guida dell'insegnante, e a volte a coppie.
La mente percettiva
La mente percettiva nasce da un insieme di: potenziamento della capacità percettiva dell'organo(potenziamento del tatto, dell'udito ecc), potenziamento della concentrazione (ovvero, spontanea capacità d'attenzione della mente) e tranquillità della mente (quando la mente è tranquilla diventa più stabile e acuta). È la condizione che nella pratica di meditazione viene chiamata di samadhi (tranquillità della mente) propedeutica a vipassana (capacità percettiva). Le due si alimentano a vicenda: una mente tranquilla (samadhi) sviluppa vipassana (capacità percettiva) e quando vipassana è sviluppata, samadhi(una mente tranquilla) sorge con spontaneità, anche in condizioni di turbolenza, rendendo poi spontanea una capacità percettiva (fisica e interiore) stabile. Samadhi e vipassana diventano due qualità (modalità) della mente.
L'occhio interiore
L'esperienza della meditazione può essere dunque vissuta pienamente e utilmente da ciechi o ipovedenti. Essa sviluppa una capacità di “vedere” attraverso il corpo, il tatto, l'udito, l'olfatto; attraverso la pelle; percependo il respiro e ogni vibrazione. Ne origina uno sviluppo finissimo delle capacità sensoriali, oltre a un senso di agio e benessere nel proprio spazio interiore.
Quando gli occhi non vedono, ogni parte del corpo si trasforma in un organo di percezione del mondo esterno e del mondo interiore.
Un altro esempio: il tennis per ciechi
La meditazione rappresenta la sola tecnica “insolita” che può essere usata per sviluppare le capacità sensoriali, nel soggetto cieco? Sicuramente no; l'esperienza mostra che anche attività sportive o musicali, insegnate con particolari metodi, le possono affinare. Un esempio è il tennis per ciechi. Nato in Giappone nel 1984, fu creato da Miyoshi Takei. Nato cieco, Takei giocava con i fratelli e ha capito la propria disabilità quando con una mazza da baseball loro potevano colpire la palla e lui no. Da quel momento Takei ha iniziato con l’aiuto del suo professore di educazione fisica, a cercare il modo per poter colpire la pallina ideandone una in gomma piuma con all’interno un sonaglio in modo che potesse “percepire” la velocità, l’altezza e la distanza della palla. Nasceva così una nuova disciplina sportiva: il tennis per ciechi (Blind Tennis).
Dopo aver stabilito le regole del gioco, si dedicò al perfezionamento e all'insegnamento di questa disciplina che in tutto il Giappone si sviluppò rapidamente, tanto da organizzare: il 1° Torneo di Tennis Nazionale per ciechi. Alla sua morte Ayaka Matsui, grande amica di Miyoshi, ne prese il posto continuando la divulgazione di questo nuovo sport. Oltre al Giappone, il tennis per ciechi si è sviluppato con successo in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. In Italia viene insegnato da alcuni tecnici FISD (Federazione Italiana Sport Disabili) e maestri FIT specializzati. Di estrema utilità non solo ludica, ma formativa, si fonda su uno sviluppo graduale e precisissimo degli altri organi di senso, in particolare l'udito.

Elena Greggia
Orientalista e ricercatrice, Milano

 

Fonte: FONDAZIONE COMEL

 



 

 

 

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